Premessa generale (relativa a tutti i post)

Questo blog esiste grazie ai contributi di vari autori. Il gruppo iniziale (che contiamo di allargare) non è omogeneo per molti aspetti (e non potrà né dovrà mai esserlo), ma condivide l’idea che il tempo della vita meriti di essere vissuto con consapevolezza e passione, anche se la cultura di massa, i rituali sociali .. (continua a leggere la premessa generale)

giovedì 4 giugno 2009

I pregiudizi "liquidi" e la cultura del nulla

In un racconto brevissimo Fredric Brown colloca in un imprecisato pianeta due soldati di due pianeti diversi (rappresentanti delle due uniche razze intelligenti dell’intera galassia in guerra fra loro), impegnati a mantenere la posizione. La situazione è descritta dal punto di vista di uno dei due soldati.

“E allora vide uno di loro strisciare verso di lui. Prese la mira e fece fuoco. Il nemico emise quel verso strano, agghiacciante, che tutti loro facevano, poi non si mosse più. Il verso e la vista del cadavere lo fecero rabbrividire. Molti, col passare del tempo, s’erano abituati, non ci facevano più caso, ma lui no. Erano creature troppo schifose, con solo due braccia e due gambe, quella pelle d’un bianco nauseante, e senza squame” (cfr. bibliografia “libriamici”).

Troppo bello. Questo salto mortale narrativo ci fa piombare in una vertigine di punti di vista opposti. Stiamo per provare schifo per il nemico caduto e improvvisamente ci accorgiamo che “siamo proprio noi il nemico schifoso” e stavamo osservando la scena nei panni (anzi, nelle squame) di un alieno.

Storie come questa sono nutrimento indispensabile per la mente e se proposte in dosi adeguate agli adolescenti ostacolerebbero il radicamento dei pregiudizi. Favorirebbero, per quanto possibile, quella capacità indispensabile che è definita “apertura” o “elasticità” mentale, senza la quale nella società si è indifesi e fregati. Senza la quale non si capisce la differenza fra le proposte politiche e le manipolazioni.

Il tema della rigidità mentale è particolarmente attuale perché oggi le manifestazioni di intolleranza si radicano in un terreno diverso da quello che nel secolo passato produsse il fascismo e il nazismo. Il terreno di allora era costituito da una cultura autoritaria e reazionaria minacciata da sollecitazioni antagoniste ideologiche e politiche; il terreno attuale è quello di una non-cultura di massa minacciata da … nulla.

Oggi non si ha la sensazione di opporsi ad un “muro” (rischiando di farsi male, ma con qualche possibilità di romperlo); si ha invece la sensazione di opporsi all’acqua, a una cosa che avvolge se viene colpita, che esiste, ma non è “collocabile” in uno spazio delimitato e che non può essere né lacerata né frantumata.
I pregiudizi rigidi del passato ancorati a ideologie autoritarie non servono più al potere. Con il dilagare della “non-cultura di massa” bastano i pregiudizi liquidi ancorati al nulla.
Come combattere chi non mette in catene i nemici del “sistema” ma mette in TV idiozie cosmiche volute da milioni di persone? Come proporre idee nuove a chi si sveglia ogni mattina ansioso di vedere l’ultima puntata di un Truman Show?

In questi anni bui la superficialità uccide la dimensione interiore delle persone più dell’emotività distruttiva ideologizzata del passato. Tempi duri per chi non si arrende al fascino discreto della banalità. Oggi si può solo combattere ai margini e curare piccoli spazi in cui lasciare sopravvivere sentimenti, valori e pensieri umani, dignitosamente umani. Il buon senso è la specie in via di estinzione da salvare.

Tre citazioni da tre film bellissimi che ci aiutano a sentirci meno soli.

Poche parole che sintetizzano l’attaccamento al pregiudizio: ”Lei è come tutti gli altri: pensa troppo e si confonde” (S. Lumet, La parola ai giurati). Nella sceneggiatura di questo film è costante la comprensione della tendenza diffusa a far rientrare le cose della vita in uno schema semplice e tale da non disturbare un’abituale opaca tranquillità.

Di segno opposto le parole di un padre che spiega alla figlia ciò che raramente viene insegnato: “Non riuscirai mai a capire una persona se non cerchi di metterti nei suoi panni, se non cerchi di vedere le cose dal suo punto di vista” (R. Mulligan, Il buio oltre la siepe).

Di segno opposto anche le riflessioni del medico in un mondo invaso da alieni insensibili che si sostituiscono alle persone. Egli è consapevole del “furto di menti e di sentimenti” che si sta realizzando nel tentativo in corso di colonizzazione del pianeta. Coglie però l’analogia con ciò che da sempre, in condizioni normali le persone tendono a fare fra sé e sé, cioè derubarsi della propria sentita consapevolezza: “Molte persone perdono poco a poco la loro umanità, senza accorgersene. Non così all'improvviso, dalla sera alla mattina. Ma la differenza è poca. (...) Ci si indurisce il cuore giorno per giorno” (Don Siegel, L’invasione degli ultracorpi).

Gianfranco

Libriamici

F. Brown, Sentinella, trad. it. in La Nuova Antologia Garzanti per la Scuola Media, vol. III, Milano, Garzanti, 1980
G. Orwell (1949), 1984, trad. it. Mondadori, Milano, 1976.
H. G. Wells (1895), La macchina del tempo, trad. it., Milano, Rizzoli, 1975
E. Zamjatin (1922), Noi, trad. it., Milano, Feltrinelli, 1963

Filmamici

C. Chaplin, Il dittatore
E. Kazan, Barriera invisibile
G. Lucas, L’uomo che fuggì dal futuro
S. Lumet, La parola ai giurati
R. Mulligan, Il buio oltre la siepe
G. Pal, L'uomo che visse nel futuro
R. Pearce, La lunga strada verso casa
G. Ross, PleasantvilleD. Siegel, L’invasione degli ultracorpi
F. Truffaut, Fahrenheit 451
P. Weir,The Truman Show
R. Wise, Ultimatum alla terra


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